L'Istat conferma la grave crisi nella sanità pubblica: Abruzzo in fondo alla classifica per percentuale di cittadini che rinuncia alle cure: addirittura il 12,6% dei cittadini ha rinunciato a curarsi nel 2024. D'Angelo: "La Regione è l'unica che può intervenire”

Le rilevazioni ISTAT (audizione del 6 novembre scorso per la valutazione sul Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028”) confermano una tendenza di particolare gravità: nel 2024 il 9,9% degli italiani ha dichiarato di aver rinunciato a curarsi per problemi legati alle liste di attesa, alle difficoltà economiche o alla scomodità delle strutture sanitarie. Nel 2023 il dato di quelli che rinunciavano a curarsi era il 7,5%. 

"In questo scenario drammatico, l'Abruzzo si colloca in fondo alla classifica - commenta il presidente della Provincia, Camillo D'Angelo - come seconda Regione per percentuale di cittadini che rinuncia alle cure: addirittura il 12,6% dei cittadini ha rinunciato a curarsi nel 2024, facendo segnare un aumento del 3,7% rispetto al 2023.  In numeri assoluti si tratta di  circa 160.000 abruzzesi che vengono lasciati soli, con la Regione Abruzzo in evidente difficoltà su questo tema con scelte e provvedimenti molto poco incisivi. Se il diritto costituzionale alla Salute era già minacciato, la crescita esplosiva di questo dato deve preoccupare tutti perché è il pilastro centrale del Welfare ad essersi incrinato, minacciando di far traballare i fondamenti della democrazia italiana".

Sempre l'Istat rileva che lo Stato riduce sempre più la percentuale dei propri investimenti sanitari rispetto alla spesa totale che ammonta a 185,1 miliardi di euro, di cui quella pubblica copre solo 137,5 miliardi (ovvero il 74,3% del totale), mentre la spesa sanitaria privata delle famiglie cresce a 41,3 miliardi (cioè il 22,3% del totale) e quella a carico delle Assicurazioniprivate è pari a 6,4 miliardi (3,46% del totale).